Bruno MartinoQuesta la nuova idea, il nuovo progetto di Bruno Martino, amico della nostra associazione da sempre. E' con entusiasmo che voglio comunicare a tutti voi questa nuova idea di Bruno per la valorizzazione e la salvaguardia del nostro bellissimo territorio. E' con il cuore che a titolo personale e a nome della nostra associazione mi sento di aderire all'iniziativa ed al progetto che ci vedrà parte attiva e collaborativa per gli anni a venire nell'ottica di creare un "paesaggio culturale" nel nostro territorio.

 

Chi più di noi può apprezzare un progetto che tuteli l'ambiente in cui ci muoviamo, chi più di noi ha un'interesse specifico e particolare affinchè il paesaggio non venga deturpato dal progresso e dalla civiltà consumistiche che ci siamo trovati sulle spalle!!! Caro Bruno da parte della nostra associazione potrai sempre contare su tutto l'aiuto necessario, affinchè il tuo sogno diventi il sogno di tutti noi.

 

 

Romano d'Ezzelino li 08 agosto 2012  Carlo Grigolon

 

Qui di seguito voglio riportare la lettera aperta di Bruno Martino che traccia l'ambito del progetto:

 



 

 

Cara Pedemontana,

sento la necessità di esternarti il mio pensiero  come contributo per un futuro migliore del presente, che onori e rispetti il tuo naturale destino, la tua vocazione, il tuo profumo, la tua storia, il tuo carisma, i tuoi colori, i tuoi orizzonti.

  • Un amore incondizionato, quello che da sempre nutro per te, per ringraziarti delle emozioni che continui a donarmi con i mille sguardi dei tuoi paesaggi, per dirti grazie per la luce delle tue aurore e dei tuoi tramonti, della paterna, rassicurante presenza dei tuoi monti, per l’amena dolcezza delle tue colline, per le acque che di onda in onda solcano i tuoi fiumi, soffermandosi in anse quasi cercando di fermarsi oltre tempo tra questi luoghi di sogno prima di affrontare la pianura e sciogliersi nel loro mare …
  • Sento la necessità di dare un contributo di idee perché si formi un pensiero progettuale che rispetti le tue forme, la tua storia, i tuoi mutevoli cromatismi, la tua particolare natura, le tradizioni, la cultura, la fatica dei secoli, l’afflato sociale e tutti gli altri elementi materiali ed immateriali che costituiscono l’identità ed il patrimonio del tuo “paesaggio culturale.
  • Forse sarebbe anche utile dare un nome diverso a questo pensiero, che inizialmente avevo immaginato come “Parco culturale popolare della Pedemontana del Monte Grappa”  e, se così fosse, forse sarebbe utile cercare con un “concorso di idee” negli ambiti più opportuni un nome che dia significato a questo territorio, un gioiello prezioso incastonato tra i fiumi Brenta e Piave, tra le propaggini collinari asolane ed il Massiccio del Monte Grappa.
  • Sto camminando, in questa riflessione, con due miei carissimi compagni di viaggio, Daniele Ferrazza e Lino Pellizzari, che amano e vivono quest’area come e più di me e questa lettera vuole solo essere un contributo che possa fondersi con il loro pensiero progettuale, con ciò in cui più credono essere un bene per te e per tutto ciò che sei, Pedemontana cara.
  • Oggi vedo che in molte zone d’Europa, tra le quali certamente sei tra le più belle, si cerca di evidenziare tutte le risorse, tutto il patrimonio materiale ed immateriale di un territorio specifico, perché sia una identità unica, un'unica offerta, non solo al turista ma a quella dignità popolare, elevatissima, che nel tempo la ha lentamente stratificata. Né una lacrima delle madri pedemontane versata nel corso dei secoli e millenni, né una goccia di sudore dei papà pedemontani, né un battito d’ali di una farfalla di questi colli e di queste vallecole dolcissime e luminose, è andata persa.
  • Questa evidenziazione, questa declinazione delle risorse materiali ed immateriali di un territorio può essere intesa come la realizzazione di un “Parco culturale”.  Ma è ancora poco. Evidenziare, elencare rendere fruibile, non crea ancora quel distillato, quel sublimato di un pensiero progettuale che dia originalità, nel rispetto del destino e della vocazione, che dia straordinarietà a quel territorio.
  • Si, cara pedemontana, tu meriti di più, perché sei mia madre e mio padre, mio fratello e mia sorella. Le acque dei tuoi fiumi, delle tue sorgenti e dei tuoi ruscelli, sono il mio sangue e quello dei miei figli. Le rocce delle tue ardite montagne sono le mie ossa. Le terra fertile dei tuoi campi è la mia carne, la luce dei tuoi orizzonti è la luce dei miei occhi, il tormento delle brezze mattutine tra le fronde delle siepi frangivento tra le colture multiformi dei borghi è il mio udito, la tua storia, lo sai,  è anche ormai la mia.
  • Io mi auguro che intanto venga ben compreso il passaggio dal concetto di “Paesaggio” a “ Paesaggio culturale” – ed è fondamentale – e  poi a quello di “Parco culturale”, e qui evidenziare tutto ciò che il territorio offre già, come tradizioni, luoghi, storia, cultura, arte, raggruppando ogni ambito in “Oasi” o in “Percorsi o itinerari”  come bene già in diversi casi sta accadendo.
  • E’ necessario, per servirti con passione e compiutezza, elencare, analizzare, evidenziare ogni ambito di quelli suddetti e renderlo disponibile nel migliore e più efficace dei modi.
  • Nella decrescita in corso, è necessario dare nuovo respiro, nuovo entusiasmo, speranza nuova all’ambiente. Tutti e tutto, niente e nessuno esclusi, devono essere messi in condizione di trovare da tutto ciò che di materiale ed immateriale esiste nel tuo territorio nuova forza per rinnovarsi e progredire.
  • Il futuro non sarà più come il passato e forse questo è un bene. E’ necessario, perché veramente sia un bene, acquisire la consapevolezza che sono necessari un nuovo stile di vita e di relazione, una nuova sobrietà, una vicinanza tra tutto e tutti più consapevole che un abbraccio tra noi vale più di tante altre cose, che dare il volto della solidarietà alla nostra vita vuol dire acquisire gioia perché il nostro cuore continui a battere con passione per la vita, per la vita del nostro territorio stupendo, per il mondo e l’universo intero. Quello che conquisteremo nel nostro territorio sarà una conquista per l’umanità, per l’ambiente, per il Creato tutto. E per questo è necessaria una nuova e premurosa attenzione alle cose, alle persone, alla natura, alla diversità, alla mondialità, anche se  stiamo parlando di te, Pedemontana del Monte Grappa.
  • E’ necessario, ed è questo che voglio proporre con questo scritto, avere il coraggio di andare oltre la caratterizzazione del territorio come “Parco culturale”. Meglio, è necessario acquisire, contestualmente alla realizzazione di un “Parco culturale della Pedemontana del Grappa”, una visione progettuale “popolare”, di questo Parco culturale, cioè un progetto che riguardi tutti e non solo le persone di maggiore cultura. Un progetto che rispetti vocazione e destino dell’ambiente pedemontano ma che sia capace di  dare voce positiva alla decrescita in corso, evidenziando le possibilità attuali ma integrandole, come sto per dire, con coraggio, acquisendo un progetto a lunghissimo periodo (e la popolazione pedemontana questo coraggio lo ha da sempre), che dia delle risorse nuove e piacevoli perché natura, persone, cose tutte, cultura, arte, fede,  vengano rispettate, perché l’essenza di ognuno venga elevata a dignità nuova, perché la vocazione artistica dei nostri giovani venga enucleata dall’illusione, dalla suggestione in cui rischiano di cadere, perché sia data unicità nuova, preziosità, al territorio.
  • Perché questo accada e perché, per prima, tu Pedemontana carissima, possa assurgere a dimensioni altissime, forse uniche in Europa, proporrò, come sto facendo da qualche tempo, l’acquisizione per te, per il tuo futuro di un progetto a 100 anni, che per il momento chiamo “Parco della cultura popolare della pedemontana del Monte Grappa”, che si prefigga di realizzare, a macchia di leopardo, in tutto il tuo territorio, almeno due-tre Oasi in ogni Comune, non solo evidenziando quelle già esistenti, legate alla natura o a tutte le discipline artistiche, alle ricostruzioni storiche, alla cultura classica etc., ma assolutamente ponendone almeno altre 30 nel territorio. Il mio amico Lino dice che “30 sono poche, ne occorrono almeno 100” – ed io sono completamente d’accordo con lui anzi mi piace porre subito a dimora la sua riflessione dicendo: Pedemontana del Monte Grappa -  “100 Oasi…in 100 anni”.
  • Cosa sono queste Oasi nuove che sto proponendo per te? Sono appezzamenti di terra di qualche migliaio di metri ognuna, dedicate o all’educazione naturalistica (oasi didattiche naturalistiche), come l’Oasi S. Daniele di Liedolo di S. Zenone degli Ezzelini, o alla scultura, alla pittura, alla recitazione, alla musica, al canto, alla tradizione popolare, alle ricostruzioni storiche e tutto quanto altro evidenziato nella realizzazione/evidenziazione suddetta di Parco culturale. Ogni Oasi dovrà avere un ambito rappresentativo ed un angolo didattico. Ciò la tua gente, Pedemontana cara, ed i turisti che verranno a visitarti, dovranno incontrare, in tutto il territorio, rappresentazioni artistiche su spazi sostenuti dal volontariato, con “l’adozione” da parte di associazioni Onlus, dove anche ci sia premura che vengano insegnate ai passanti, specie ai più giovani, le varie discipline artistiche. Una prima carezza artistica, un primo contatto con il loro animo che cerca anche inconsapevolmente di saturarsi di ciò che conta, di ciò che dura e fa sognare, di ciò che sorregge, che dà protagonismo e speranza. E la può dare a tutti, proprio a tutti, nessuno escluso.
  • Oggi la domenica si va in giro alla cieca o in centri commerciali. Noi possiamo sperare che nel territorio pedemontano si possa andare a sentire recitare o a gustarsi una rappresentazione teatrale in un piccolo anfiteatro naturale tra i colli, seduti per terra. O i nostri giovani, ma anche noi adulti, imparare le tecniche di pittura o scultura, o gustarsi una orchestrina che suona, o un trio di archi o una fisarmonica che ci richiama alle nostalgie di una volta, quando ci si sedeva accanto , e con un solo bicchiere per tutti e tre racconti enfatizzati a dovere, si realizzava la felicità di quel giorno …
  • E’importante che questi concetti non rimangano nel carniere solo di alcune persone. Quando l’acquisizione di un progetto avviene nel cuore della gente della strada, le persone lo sentono proprio, lo desiderano, si sentono significati e rappresentati da esso, lo coltivano, lo accompagnano per grandi archi di storia.
  • Ed aggiungo infine, per quelle persone che spesso hanno ruolo nei Comuni pedemontani, e che hanno una forte attenzione prioritaria al territorio montano, che i progetti per la montagna possono e devono continuare e che non sono antagonisti di quelli per la pedemontana, anzi ... Una pedemontana organizzata come da me immaginato ed auspicato, crea enormi opportunità anche per la montagna ed i pacchetti articolati per il turista, ma anche per tutta la popolazione, che riguardano monte e pedemonte, possono essere elaborati insieme, presentati e vissuti insieme magnificando l’uno le potenzialità del secondo. Ripeto, territorio montano e pedemontano devono camminare progettualmente insieme se si vuole un futuro importante per entrambi.
  • Cara pedemontana del Monte Grappa, questo la mia riconoscenza desidera per te, per te che mi hai accolto ormai da quarantadue anni e, ancor di più, donato la possibilità di esprimermi, di servirti di quell’amore che non si estingue  ma che è dote giusta per portare nell’animo il fardello dell’eternità …
  • Mi auguro che queste idee possano pian piano radicare, che il progetto a 100 anni possa essere assunto. I primi passi sono, per me, tre: 1) Diffondere questa proposta 2) Organizzare un seminario/convegno ad Asolo con le Associazioni della Pedemontana che hanno come tema statutario quello della cultura “classica” 3) Organizzare a San Zenone degli Ezzelini un seminario/convegno sui temi naturalistici con le Associazioni che si interessano di “natura” e di difesa dell’ambiente. Di seguito, progressivamente, incontrare tutte le Associazioni che rappresentano gli ambiti “immateriali” del nostro Parco culturale pedemontano.
  • Sto sognando per te, Pedemontana cara. A te dedico i sogni migliori dell’ultimo sentiero che percorro nella mia vita, prima di … volare!


S. Zenone, alba del 17 Luglio 2012                                   Diacono Bruno Martino

 


 

 

IL MATTINO DI PADOVA – LA TRIBUNA DI TREVISO – NUOVA VENEZIA DI VENEZIA – NUOVA BELLUNO DI BELLUNO


Pubblicato Sabato 4 Agosto 2012


IL PROGETTO DI BRUNO MARTINO, manager e diacono
Cento oasi intorno al Monte Grappa Natura, scultura e identità popolare
di Daniele Ferrazza

CIMA GRAPPA. Passeggiare tra le colline ascoltando il battito del Creato, arrampicarsi lungo i sentieri del Monte Grappa osservando il mutare della stagioni, trascorrere un pomeriggio in un borgo di case tra anziani che impagliano sedie e affettano pane e salame.
C’è sostanza popolare, nel sogno che Bruno Martino – manager, diacono, botanico, animatore culturale – ha deciso di affidare al progetto di parco popolare e culturale della Pedemontana del Monte Grappa. Un piano dallo sguardo lungo, declinato nell’ambizione di «Cento oasi in cento anni». «In molte parti d’Europa – spiega Bruno Martino – si cerca di valorizzare tutte le risorse, il patrimonio materiale ed immateriale di un territorio, perchè sia una identità unica, un’unica offerta, non solo al turista ma a quella dignità popolare, elevatissima, che nel tempo l’ha lentamente stratificata. Né una lacrima delle madri, né una goccia di sudore dei papà, né un battito d’ali di una farfalla di questi colli è andata persa».


Cuore dell’idea è la Pedemontana del Grappa, quel lembo di «terra prava italica che siede tra Rialto e le fontane di Brenta e di Piava» (Dante, IX canto del Paradiso) può diventare secondo Martino una sorta di «green valley» del Veneto, dove i cittadini stessi diventano promotori di cultura e di bellezza.
Un progetto legato alla valorizzazione di un paesaggio culturale e alla decrescita felice: «Sono necessari un nuovo stile di vita e di relazione, una nuova sobrietà, una vicinanza tra tutto e tutti più consapevole che un abbraccio tra noi vale più di tante altre cose» spiega Bruno Martino.


Si chiama «Parco culturale popolare della Pedemontana del Monte Grappa» l’idea che, insieme ad alcuni amici, Bruno Martino ha elaborato e sta per presentare. Racchiuso in un testo intitolato «Cara Pedemontana» sta circolando tra associazioni, amministratori, animatori culturali e semplici cittadini. Le prime adesioni sono entusiaste. «Perchè la forza di questo progetto sta nella condivisione del territorio, nel far sì che i cittadini adottino, in ciascun paese, due o tre oasi». Così, dalle iniziali trenta oasi intuite, l’ambizione porta Martino a parlare di «Cento oasi in cento anni». «Sono appezzamenti di terra di qualche migliaio di metri ognuna, dedicate all’educazione naturalistica come l’Oasi di San Daniele o alla scultura, alla pittura, alla musica, al canto, alla tradizione popolare, alle ricostruzioni storiche».


Così è facile immaginare il Colle di Dante, a Romano d’Ezzelino, possa diventare l’oasi della poesia, il Maglio di Pagnano costituire l’oasi della identità popolare, intorno alla Casa natale di Antonio Canova l’oasi della scultura, sul monte Pallone c’è già l’oasi della Grande Guerra, a Pederobba sul Piave la garzaia degli aironi. Gran parte esistono già, ma quel che manca è il link, il collegamento non solo ideale tra loro. «E’ importante che questi concetti –osserva Martino – non rimangano nel carniere solo di alcune persone. Quando l’acquisizione di un progetto avviene nel cuore della gente della strade, le persone lo sentono proprio, lo coltivano, lo accompagnano».


Il progetto si propone di far adottare le cento oasi ad altrettante associazioni di volontariato. «La domenica si va in giro alla cieca o nei centri commerciali – conclude –. Noi possiamo sperare che nel territorio pedemontano si possa andare a sentire recitare o a gustarsi una rappresentazione teatrale in un piccolo anfiteatro naturale tra i colli, seduti per terra. O i nostri giovani imparare le tecniche di pittura o scultura, gustarsi un’orchestrina che suona o un trio di archi o una fisarmonica che ci richiama alle nostalgie»


L’obiettivo è quello di accompagnare questa parte del Veneto centrale – i cui confini ideali sono tracciati tra la Valsugana, la Schiavonesca Marosticana e la Feltrina, e il massiccio del Grappa (la Grande Madre) - attraverso un progetto lungo almeno cent’anni.
Il progetto sta per iniziare a camminare. E Bruno Martino, prima di volare, ha deciso che questo sarà il suo futuro.

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